Casa in affitto: quali modifiche strutturali posso fare?

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Quando si prende in affitto un appartamento, spesso si desidera apportare alcune modifiche per adattarlo meglio alle proprie esigenze. 

Tuttavia, non si è liberi di fare totalmente quello che si vuole ma alcune di queste modifiche devono rispettare determinate regole stabilite dalla legge e dal contratto di locazione.

Il Codice Civile italiano, infatti, non parla genericamente di “modifiche”, ma distingue tra addizioni, innovazioni e miglioramenti, ognuna delle quali ha una disciplina specifica.

Innovazioni: cosa si può fare?

Le innovazioni sono quelle modifiche che introducono qualcosa di nuovo all’interno dell’immobile, come la realizzazione di un soppalco, una parete in cartongesso, o la creazione di una cassaforte incassata. 

Questi interventi, pur utili all’inquilino, non devono mai alterare la struttura e la destinazione d’uso dell’immobile. La Cassazione ha chiarito che l’inquilino deve utilizzare l’immobile con la diligenza del “buon padre di famiglia” e non può modificarne lo stato senza autorizzazione.

Per evitare problemi, l’inquilino può chiedere una specifica autorizzazione al proprietario, da inserire nel contratto di locazione o da ottenere in forma scritta prima di eseguire i lavori. Se non viene richiesto il permesso, il proprietario potrebbe obbligare l’inquilino a ripristinare l’immobile nello stato originale al termine del contratto. È quindi essenziale ottenere sempre il consenso preventivo per evitare spiacevoli controversie.

Miglioramenti: quali diritti ha l’inquilino?

I miglioramenti includono tutte quelle opere che aumentano la qualità o il valore dell’immobile. 

Ad esempio, l’installazione di finestre con doppi vetri, una porta blindata o un sistema di isolamento termico sono considerati miglioramenti. L’inquilino può apportare miglioramenti a condizione che non modifichi la destinazione d’uso dell’immobile. Tuttavia, anche in questo caso, per evitare controversie con il proprietario, è sempre consigliabile ottenere un consenso scritto prima di procedere con i lavori.

Quando si tratta di miglioramenti, la legge prevede che l’inquilino possa richiedere un’indennità al termine del contratto di locazione. Tale indennità corrisponde alla minor somma tra il costo sostenuto per i lavori e l’aumento di valore dell’immobile dovuto ai miglioramenti. Questa regola, però, può essere derogata dal contratto, per cui è fondamentale leggere attentamente tutte le clausole prima di firmare.

Addizioni: cosa succede alla fine del contratto?

Le addizioni si riferiscono a interventi che non si fondono con l’immobile, mantenendo la loro autonomia, come l’installazione di un condizionatore esterno, un sistema di allarme o tende da sole. Questi elementi possono essere rimossi dall’inquilino alla fine del contratto, purché la rimozione non danneggi l’immobile. Se il proprietario decide di mantenere le addizioni, deve pagare all’inquilino un’indennità pari alla minor somma tra il valore dell’addizione e il costo originario sostenuto.

In caso di addizioni che non possono essere rimosse senza danneggiare l’immobile, il proprietario diventa automaticamente il proprietario delle stesse. Tuttavia, in questo caso, l’inquilino ha diritto a un’indennità solo se l’addizione ha migliorato significativamente l’immobile.

Rischi e precauzioni per l’inquilino

Un aspetto che spesso viene sottovalutato è il rischio di perdere il deposito cauzionale se le modifiche non sono autorizzate o se il proprietario ritiene che l’immobile sia stato danneggiato. Per questo motivo, è sempre consigliabile documentare lo stato dell’immobile al momento dell’ingresso e richiedere il permesso per qualsiasi tipo di intervento.

Apportare modifiche a un appartamento in affitto è possibile, ma è importante farlo con attenzione, rispettando le regole del contratto e le disposizioni di legge. Chiedere l’autorizzazione scritta per i lavori e concordare eventuali rimborsi è il modo migliore per evitare problemi alla fine del contratto.

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