Una delle differenze sostanziali che diversificano la vita in campagna rispetto a quella in città è, senza dubbio, il quantitativo di smog presente. Da sempre si sa che l’inquinamento è un fenomeno costante nelle zone urbane, che a causa di industrie e traffico (ma non solo) colora di grigio l’ambiente in cui vivono molti cittadini.
I trasferimenti nelle zone rurali sono infatti dettati anche da questo motivo, in quanto la vita in campagna riesce ad apportare miglioramenti alla salute di chi ci abita proprio grazie alla sua aria decisamente più pulita.
Soprattutto chi ha intenzione di mettere su famiglia, sta cercando maggiormente luoghi verdi in cui far crescere i propri bambini, allontanandoli dalle strade trafficate. In prossimità di rotonde o di semafori, non sono rari i casi in cui un agglomerato di traffico possa causare disagi a chi risiede lì intorno: evitare un eccessivo uso di veicoli potrebbe essere un primo passo in avanti.
Ma sebbene tutti sappiano che la città – spesso e volentieri – è avvolta da una nuvola di smog, quali sono i reali dati registrati a riguardo?
Sicuramente nel periodo di lockdown totale dell’anno scorso (e di conseguenza, anche nei periodi in cui gli spostamenti da comune a comune o da una regione all’altra non erano consentiti) abbiamo potuto vedere con i nostri occhi un drastico calo del traffico, che se non altro ha dato modo alla città di ripulirsi e di tornare a vestirsi di un’aria meno pesante.
Questo, però, non è bastato. Il report di Legambiente ha infatti sottolineato come nei 96 capoluoghi di provincia analizzati nel 2020, ben 35 siano andati oltre i limiti stabiliti dalla legge per la concentrazione giornaliera di polveri sottili (Pm10), andando così costituire un problema per l’intero paese.
Sono infatti oltre 50mila le morti premature dovute all’esposizione eccessiva ad inquinanti atmosferici come le polveri sottili (in particolare il Pm2,5), gli ossidi di azoto (in particolare l’NO2) e l’ozono troposferico (O3).
Da qui, sorge un problema che sebbene già conosciuto, necessita di una soluzione. Soprattutto se si soffre di patologie o se – semplicemente – ci si rende conto di vivere in una zona ad alto rischio per quanto riguarda l’inquinamento, si può pensare di cambiare residenza, cercando luoghi più verdi in cui è possibile migliorare la propria salute psicofisica.
Seguendo questo passo, è facile immaginare un peggioramento continuo dell’inquinamento presente nelle zone urbane. Se nelle campagne la situazione sembra essere più o meno monitorata, in città c’è il rischio che questo problema, se non correttamente affrontato, possa sfuggire dalle mani.Insomma, la scelta di una casa in collina o in un territorio meno abitato comincia ad essere ben più di una seconda scelta e, i dati lo confermano, molti italiani stanno seguendo questo trend, spostando la propria famiglia, e anche il lavoro, soprattutto grazie all’attivazione dello Smart Working, in aree meno inquinate dove vivere più serenamente.