Casa in città: come cambiano le preferenze sull’abitazione durante il coronavirus

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Durante la pandemia ognuno di noi si è trovato a scoprire e riscoprire la propria abitazione come mai prima: anche chi non era solito passare troppo tempo fra le proprie quattro mura, ora si ritrova a rimanere in casa la maggior parte della giornata o del tempo libero.

In una situazione come quella attuale è infatti stato facile riscontrare come, quasi fin da subito, una casa in città sia stata meno apprezzata dalla popolazione rispetto a quella situata in campagna: l’assenza di un giardino o di ampi spazi – come quelle che invece possono offrire in ambienti rurali e verdi – hanno danneggiato lo spirito di chi si è trovato a passare la quarantena e i periodi di restrizione in appartamento. 

Ciò non toglie, però, che anche quest’ultima possa avere qualche ‘pro’, nonostante la situazione di emergenza: con i nuovi dpcm, chi gode di un’abitazione in città avrà trovato più facile spostarsi per raggiungere i luoghi necessari (come supermercati, ospedali, trasporti) senza doversi troppo allontanare da casa o senza dover varcare i confini comunali. 

I vantaggi appena elencati tuttavia, non cancellano quelli che possono essere i disagi delle zone urbane: il traffico, i rumori, l’impossibilità di poter godere di passeggiate nel verde e di panorami bucolici che riescono a garantire sollievo e spensieratezza specialmente in periodi in cui la libertà individuale è limitata.

La percezione della propria casa è dunque inevitabilmente cambiata (anche solo avere il balcone si è dimostrato un vantaggio non da poco), ma è stata la stessa cosa anche per quanto riguarda la posizione in cui l’abitazione è collocata. 

Coronavirus e case in città: i costi

La pandemia ha toccato tutti gli aspetti della nostra società e del commercio, tra cui quello del mercato immobiliare. Secondo gli analisti il mercato del mattone tricolore già alla fine del 2019 era stato caratterizzato da una piccola ripresa delle vivacità, con un +0,4% nel terzo trimestre: non succedeva dal 2016.

tassi di interesse sono scesi dall’1,85% del mese di maggio all’1,43% di novembre 2019: ad oggi si prevede che le prospettive di un ribasso delle crescita, già scarsa, del Prodotto Interno Lordo italiano nel 2020, a causa dei problemi creati dal Covid-19 (tale crescita dovrebbe fermarsi allo 0,4%), potrebbe far aumentare gli acquisti immobiliari (soprattutto nelle aree più dinamiche) rispetto ad altre forme di impiego dei risparmi.

A favore giocano anche interessi molto bassi sui mutui che rendono più facile l’accesso al credito per chi cerca una casa come abitazione o per investimento.

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