Da tempo si parla della necessità di rivoluzionare il modo con cui si riscaldano le abitazioni in un’ottica di risparmio ma anche di diminuzione delle emissioni e dell’impatto ambientale, per cercare di fare fronte all’emergenza del riscaldamento globale e più in generale per prendersi cura dell’ambiente.
La guerra in Ucraina, con le conseguenze sugli approvvigionamenti di gas russo, ha dato un ulteriore impulso a questa spinta che vede nell’uso dell’elettricità una strategia alternativa da tenere in considerazione.
Ma quali sono le opzioni a disposizione da questo punto di vista? E soprattutto, si tratta di una scelta sempre conveniente?
Esistono varie opzioni che permettono di utilizzare l’elettricità per il riscaldamento di casa propria, ciascuna da valutare a seconda delle caratteristiche della propria abitazione, della propria capacità di spesa e una serie di altri fattori tra cui, ad esempio, l’esistenza e l’entità di incentivi fiscali a supporto di questo tipo di investimento.
Innanzitutto ci sono elementi riscaldanti che possono essere inseriti semplicemente a supporto di un riscaldamento di tipo tradizionale.
Tra questi possiamo citare climatizzatori radianti, radiatori elettrici o elementi anche di design come i quadri riscaldanti o – per la stanza da bagno – scaldasalviette elettrici.
Tra questi, una scelta interessante è rappresentata dai “radiatori svedesi”, una soluzione che arriva direttamente dal nord Europa e che ha il vantaggio di propagare il calore in maniera uniforme senza sollevare polvere grazie all’assenza di ventole. Non riducendo eccessivamente l’umidità nell’aria, e non bruciando ossigeno.
Soluzioni più invasive sono rappresentate dall’installazione di pannelli radianti a parete (anche nella versione più ridotta del riscaldamento a battiscopa), a soffitto o – opzione più diffusa – a pavimento.
Ogni opzione va valutata anche in base all’ampiezza degli ambienti e al tipo di investimento che si è disposti a fare.
Una considerazione quest’ultima che però va accompagnata da quella relativa agli incentivi fiscali che negli ultimi anni hanno premiato chi sceglie soluzioni di questo genere. Inoltre, più l’investimento sarà importante e strutturale, più saranno veloci i tempi di recupero delle risorse, grazie a risparmi più ingenti ottenuti in minor tempo.
Insomma, se installare un impianto di riscaldamento a pavimento ha un costo molto diverso dall’inserimento di un radiatore elettrico, allo stesso tempo i risparmi saranno molto più ingenti e veloci.
Ovviamente tutto questo ha senso se le pompe di calore che fanno funzionare questo tipo di impianti sono alimentati tramite impianti eco-sostenibili e in grado di ridurre la dipendenza dalla (più costosa) rete elettrica nazionale: ovvero pannelli fotovoltaici.
In questo caso l’eccesso di energia prodotto dai pannelli potrà essere reimmesso nella rete, ottenendo un rimborso economico oppure messo da parte per gli orari notturni tramite un impianto di accumulo.
Insomma, anche da questo punto di vista un investimento più completo e strutturato consentirà naturalmente maggiori risparmi.
Infine, chi ha un impianto fotovoltaico potrebbe valutare anche il sistema di riscaldamento a infrarossi, che riscalda le superfici tramite le onde elettromagnetiche e che, pur sembrando un’opzione quasi fantascientifica, è perfettamente sicura dal punto di vista della salute.
Una volta fatte tutte le considerazioni del caso, infine, bisognerà valutare i costi relativi all’innalzamento della soglia di assorbimento del proprio impianto.
Più verrà ridotta – fino anche ad azzerare – la dipendenza dal gas, più sarà necessario poter godere di una soglia di consumo elevata.
Il consiglio, anche in questo caso, soprattutto se si ha intenzione di imbarcarsi in progetti importanti, è quello di affidarsi a professionisti quali ad esempio ingegneri termotecnici, in grado di studiare da ogni punto di vista la soluzione migliore per le proprie esigenze.